Studiosi e critici della società di massa parlano oggi comunemente dei comics come di «un nuovo rituale religioso», di un’arte «popolare» che avrebbe preso il posto dei paladini e degli eroi più o meno antichi, a suo tempo creati da una multiforme tradizione folcloristica, dal bisogno di conforto, speranza, giuoco, evasione, di simboli magici e ritualistici, di modelli abbastanza semplici e comprensivi da garantire l’identificazione. Ma quello che è più interessante è che tutti, indistintamente, non solo non possono più contestare ai comics il «diritto di cittadinanza» nella cultura contemporanea, ma anzi devono accettarli come una componente indispensabile e decisiva della psicologia dell’uomo-massa.
- 4/1/8/2